Era il giugno 2012 quando la fotografa Silvia Camporesi mi contattò per la prima volta: mi scrisse che stava leggendo la mia guida dell’Armenia e che la sua voglia di partire aumentava di giorno in giorno. Mi chiese qualche consiglio per organizzare il suo viaggio in Armenia, non per turismo, ma per un progetto artistico. I consigli furono dati e Silvia partì nell’autunno dello stesso anno. A distanza di due anni da quel suo viaggio, sono, quindi, ben contenta di poter segnalare la pubblicazione di “Journey to Armenia” (Ed. Gente di fotografia, Palermo), il libro che raccoglie le fotografie scaturite da un progetto artistico che si è rivelato capace di andare oltre gli stereotipi e la superficie delle cose per cogliere l’anima di un Paese complesso come l’Armenia.
Io che l’Armenia la giro in lungo e in largo dal 2007, nelle foto di Silvia Camporesi ho ritrovato quello spirito selvaggio che adoro, fatto di paesaggi aspri e spogli che si riflettono nelle rughe coriacee dei suoi vecchi abitanti, che ti accolgono con tavole imbandite di tutto nelle loro case improbabili in mezzo al niente. Colpisce, nelle fotografie di Silvia la capacità di esprimere l’atmosfera rarefatta e cristallina dei luoghi, che fa emergere ancora più nitidamente la densa umanità delle persone e la profonda spiritualità dei luoghi sacri. L’occhio della fotografa non si è lasciato incantare dal richiamo delle architetture religiose e dagli scenari naturali, che pure ha fotografato con uno sguardo originale e personale, ma si è soffermato su dettagli e situazioni stranianti, che fanno riflettere sulle peculiarità di questo Paese.
Journey to Armenia
Il punto di partenza dal quale il lavoro prende il titolo è il viaggio in Armenia compiuto dallo scrittore russo Osip Mandel’štam nel 1930. Silvia Camporesi ha ripercorso le tracce di quel viaggio alla ricerca dei luoghi sacri, delle atmosfere e dei paesaggi che hanno affascinato lo scrittore russo. L’Armenia, regno di pietre urlanti, diviene luogo di esplorazione fotografica e culturale, tanto nelle ricerche di paesaggio, quanto nelle immagini di chiese e monasteri dalle tipiche architetture, posizionate in luoghi impervi, ben allineate ai profili dei monti circostanti ed impreziosite da croci in pietra (khatchkar). Su tutte le immagini del progetto Silvia Camporesi interviene con processi di modifica, aggiunta o sottrazione di elementi, mutazione delle proporzioni di soggetto e sfondo, al fine di rendere questi luoghi ulteriormente staccati dal reale, sospesi, sempre in bilico fra finzione e realtà.
Journey to Armenia di Silvia Camporesi, ed. Gente di fotografia, 2014, 84 pagine.; 35 foto colori.; testi in italiano e inglese.; ril. cm 16,5×20,5, Euro 20,00
Silvia Camporesi
Nata a Forlì nel 1973, laureata in filosofia, vive e lavora a Forlì. Attraverso i linguaggi della fotografia e del video costruisce racconti che traggono spunto dal mito, dalla letteratura, dalle religioni e dalla vita reale.
Dal 2003 tiene personali in Italia – Dance dance dance al MAR di Ravenna nel 2007; La Terza Venezia alla Galleria Photographica fine art di Lugano nel 2011; Souvenir Universo alla Galleria Z2O di Roma nel 2013 e all’estero – Terrestrial clues all’Istituto italiano di cultura di Pechino nel 2006; À perte de vue alla Chambre Blanche in Quebec (CAN) nel 2011; 2112, al Saint James Cavalier di Valletta (Malta) nel 2013. Fra le
collettive ha partecipato a: Italian camera, Isola di San Servolo, Venezia nel 2005; Immagini a contatto al Fotomuseo G. Panini di Modena nel 2006; Confini al PAC di Ferrara nel 2007; Con gli occhi, con la testa, col cuore al Mart di Rovereto nel 2012. Nel 2007 ha vinto il Premio Celeste per la fotografia; e è fra i finalisti del Talent prize nel 2008 e del Premio Terna nel 2010; ha vinto il premio Francesco Fabbri
per la fotografia nel 2013.4GNT346