Gli armeni sono uno dei gruppi etnici più antichi del Caucaso: si riferiscono al loro Paese con il nome “Hayastan” e chiamano se stessi “Hai”. I due termini derivano dal nome dell’eroe e leggendario fondatore della patria, Hayk, discendente diretto di Noè, secondo la tradizione. Testimonianze storiche ed archeologiche evidenziano lo sviluppo della civiltà armena in Anatolia orientale a partire dalla formazione, da parte di tribù indoeuropee, del Regno di Urartu, citato anche nella Bibbia, attorno al X secolo a.C.
Popolazione originaria della terra dell’Ararat, gli armeni hanno forgiato la loro identità nazionale con l’adozione del Cristianesimo all’inizio del IV secolo – primo Paese ad adottare il Cristianesimo come religione di stato nel 301 – e la creazione dell’originale alfabeto armeno all’inizio del V secolo, che favorì lo sviluppo di forme originali di letteratura, filosofia e scienza.
Gli armeni sono, dunque, un popolo antico con una storia di circa tre millenni, che ha avuto origine nel territorio situato tra Anatolia orientale e Caucaso meridionale, dove l’Europa incontra l’Asia. Emersero quando iniziò il declino del Regno di Urartu o Ararat, fondato dagli urartei, una grande civiltà che governò l’Anatolia sudorientale dal IX al VI secolo a.C. e che è citata anche nella Bibbia.
Le prime testimonianze sugli armeni, detti anche il “popolo dell’Ararat” risalgono al VI secolo a.C., quando svilupparono un grande regno in questa splendida terra dominata dal mitico monte Ararat, dove secondo la Bibbia approdò l’Arca di Noè dopo il Diluvio Universale. L’Ararat è una montagna maestosa che gli armeni considerano sacra e che domina geograficamente e simbolicamente l’attuale Repubblica d’Armenia e la sua capitale Yerevan. Infatti, nonostante il monte Ararat si trovi attualmente in Turchia, esso non ha mai smesso di rappresentare il simbolo delle antiche radici bibliche dell’Armenia e della sua identità nazionale.
Gli armeni hanno forgiato la loro identità nazionale con l’emergere di potenti regni nell’antichità, che nel corso dei secoli hanno subito la dominazione di grandi imperi, quali l’impero romano, bizantino, persiano, arabo, ottomano e russo. A causa delle numerose invasioni territoriali e di lunghe dominazioni straniere, il territorio dell’attuale Repubblica d’Armenia non rappresenta che una minima parte della Grande Armenia storica, che nel periodo di massimo sviluppo si estendeva dal mar Nero al mar Caspio e fino alle sponde orientali del Mediterraneo.
Nel corso dei secoli gli armeni hanno saputo mantenere la loro identità, salvaguardando un patrimonio culturale millenario, grazie anche all’adozione del Cristianesimo come religione di stato già nel 301. In seguito, la creazione dell’originale alfabeto armeno ad opera di Mesrop Mashtots nel 404-405 d.C., contribuì enormemente al rafforzamento della religione cristiana e allo sviluppo della cultura nazionale. La successiva traduzione in lingua armena dei libri sacri e di numerose opere letterarie e scientifiche, favorì, infatti, lo sviluppo della letteratura, della filosofia e delle scienze all’interno dei monasteri-fortezza armeni, veri e propri centri di produzione culturale già a partire dal V secolo.
La cultura e le tradizioni del popolo armeno trovarono la loro più congeniale forma di espressione nella scultura e nell’architettura religiosa, che si svilupparono in modo originale con opere d’arte che hanno resistito per secoli ai saccheggi degli invasori e si offrono ancora oggi al visitatore. Ancora oggi, i visitatori possono rivivere la storia travagliata del popolo armeno visitando monumenti, monasteri, chiese, caravanserragli e croci scolpite su stele di pietra (khachkar) dalle mille forme, sparpagliate a migliaia sul territorio montuoso della Repubblica d’Armenia. Anche per questo il poeta russo Osip Mandel’stam chiamò l’Armenia “il paese delle pietre urlanti” nel suo libro “Viaggio in Armenia“.